58 anni fa la strage di Ciaculli: il ricordo del sacrificio del carabiniere Marino Fardelli

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Il sindaco di Cassino Enzo Salera con il consigliere comunale Luca Fardelli a nome dell’Associazione “Carabiniere Marino Fardelli” hanno deposto una corona di alloro alla stele del Carabiniere Marino Fardelli in ricordo del 58° anniversario della strage mafiosa di Ciaculli località alla periferia di Palermo. Presenti anche il consigliere regionale Mauro Buschini, il Colonnello Pannone, il capitano dei carabinieri Giuseppe Scolaro Comandante della Compagnia Carabinieri di Cassino. C’erano inoltre i consiglieri comunali Francesco Evangelista , Renato De Sanctis e Benedetto Leone, l’assessore Arianna Volante e il sindaco di San Giorgio La Valle.

Una storia per nuove generazioni

«Una semplice commemorazione del Carabiniere Marino Fardelli nel luogo in cui è eretta una stele alla memoria – ha detto Luca Fardellirinnova ogni anno il ricordo di chi ha sacrificato la sua vita per combattere la criminalità organizzata. Un atto dovuto nei confronti delle nuove generazioni affinché, attraverso la storia di questi eroi della legalità, possano imparare ad apprezzare e a riconoscere con onore e gratitudine il valore di chi indossando una divisa, lavora con impegno, tutti i giorni, per il benessere della collettività».

«Non bisogna mai dimenticare il sacrificio di coloro che hanno combattuto con coraggio contro la criminalità organizzata – ha detto il sindaco di Cassino Enzo Salera. La terribile strage di Ciaculli scosse l’opinione pubblica e fu seguita da una denuncia anche da parte dell’allora neo eletto papa Paolo VI. Cassino non dimentica un proprio figlio caduto in quella strage, come non dimentica di rendere onore con gratitudine a quei militari dell’Arma e dell’Esercito che caddero vittime del dovere».
Mauro Buschini come ogni anno presente alla cerimonia ha voluto testimoniare la presenza della Regione Lazio quale momento non solo istituzionale ma «anche come messaggio a beneficio delle giovani generazioni per l’esercizio di non dimenticare».

Una giulietta imbottita di esplosivo

30 giugno del 1963 tra gli agrumeti della Conca d’oro, nella borgata di Ciaculli di Palermo, un’Alfa Romeo Giulietta, imbottita di tritolo e parcheggiata nei pressi dell’abitazione di un parente del boss mafioso Salvatore Greco, esplose provocando la morte di sette tra carabinieri, poliziotti ed artificieri dell’Esercito come il tenente dei carabinieri Mario Malausa, i marescialli Silvio Corrao e Calogero Vaccaro, gli appuntati Eugenio Altomare e Marino Fardelli, il maresciallo dell’esercito Pasquale Nuccio e il soldato Giorgio Ciacci.

La strage

La strage di Ciaculli è passata alla storia come uno dei fatti più salienti che caratterizzò la prima guerra di mafia.
Anche a Palermo in contemporanea con l’evento di Cassino si è tenuta la cerimonia commemorativa dove ha partecipato il già consigliere regionale del Lazio, Marino Fardelli insieme ai familiari delle vittime, altre autorità civili e militari, nonché le associazioni combattentistiche e d’Arma.

La medaglia d’oro

Nel 2011 ai militari uccisi in quella tragica giornata, è stata concessa dal presidente della Repubblica la medaglia d’oro al merito civile alla memoria con la seguente motivazione:
«Con eccezionale coraggio ed esemplare iniziativa, nonostante il clima di forte tensione per il rischio di possibili attentati mafiosi, non esitava unitamente ad altri colleghi a ispezionare un’autovettura abbandonata al cui interno un ordigno era stato disinnescato dai militari artificieri, venendo mortalmente investito dalla violenta deflagrazione di un ulteriore ordigno proditoriamente occultato nel vano portabagagli. Chiaro esempio di elette virtù civiche ed altissimo senso del dovere, spinti fino all’estremo sacrificio. 30 giugno 1963 – Località Ciaculli – Palermo».

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