Covid- 19 e cancro: non togliamo la speranza di vita

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Per i pazienti oncologici della provincia di Frosinone (come in tutta Italia), il rischio di ospedalizzazione per Covid 19 è superiore di circa 4 volte rispetto a malati non oncologici di età comparabili. E, secondo i dati prodotti dall’Istituto superiore di sanità, il 19% delle persone che sono morte a seguito di complicanze del Covid-19 sono pazienti oncologici.

Dall’inizio della pandemia, oltre il 21% dei malati oncologici ha evitato i trattamenti per timore del contagio negli ospedali. Ma senza controlli e terapie cresce notevolmente il pericolo di morire per tumore, anche nel nostro territorio.

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Proseguire controlli

Proseguire controlli e terapie nei malati di tumore. Ricominciare con gli esami di screening preventivi nella popolazione sana e organizzare l’attività negli ospedali in modo tale che i percorsi (dove non ci sono) per i pazienti con il cancro siano ben separati dagli altri. Sono queste le tre necessità urgenti da affrontare e adottare quanto prima provvedimenti per consentire la ripresa regolare dell’attività di assistenza e prevenzione oncologica dei pazienti della nostra provincia.

Sono tantissimi i pazienti, nella nostra provincia, in trattamento attivo, cioè devono essere sottoposti con regolarità a chemioterapia, radioterapia, immunoterapia e alle terapie mirate (farmaci a bersaglio molecolare) hanno dovuto, o voluto, rinviare i propri trattamenti. La situazione di emergenza ha costretto a rinviare le visite di controllo, le terapie anticancro non urgenti e gli screening, inoltre sono stati rimandati o dilazionati i trattamenti nei pazienti fragili che avevano poche possibilità di giovarsi della chemioterapia, con il rischio di sviluppare tossicità ed effetti collaterali e a maggior rischio di contrarre l’infezione anche in forma più grave e potenzialmente letale.

Cure in sicurezza

Per chi è attualmente in cura per un cancro, così come per coloro che ricevono la diagnosi d’ora in poi, è fondamentale seguire le cure in ospedale in totale sicurezza, senza esporsi al rischio di contagio da coronavirus e sopratutto ricominciare il prima possibile. Ed è indispensabile istituire e identificare, all’interno delle strutture dove mancano, percorsi e spazi (ad esempio sale di attesa) dedicati alle persone che affrontano queste cure e che non possono più rimandarle, dopo la fase acuta dell’emergenza causata dal Covid-19.

Oggi  la situazione sta lentamente indirizzandosi alla “normalità” e tutte le persone colpite da cancro devono tornare quanto prima a curarsi. Perché il ritardo nell’adesione alle terapie può determinare un avanzamento della malattia. Compromettendo così le possibilità di sopravvivenza a lungo termine. Salvarsi dal Covid-19 e poi morire di cancro per un ritardo delle cure non è accettabile e risulterebbe beffardo. Non possiamo vanificare gli importanti risultati ottenuti finora, grazie alle terapie innovative e agli screening. C’è stata una riduzione notevole dei cittadini ai programmi di screening, per il timore di contrarre il virus all’interno degli ospedali. E, se questa situazione dovesse protrarsi ancora, si potrebbe anche assistere fra qualche tempo ad un aumento della mortalità per alcuni tumori.

Non togliamo la speranza di vita

Nella nostra provincia ci sono migliaia di persone considerate guarite. E hanno la stessa aspettativa di vita della popolazione generale. Ma ad altre migliaia di persone servono cure costanti.
I cittadini colpiti dal cancro, affrontano oggi una doppia sfida. Resistere all’infezione da Covid-19 e combattere la patologia oncologica. È difficile prevedere la durata e gli effetti di questa emergenza e le sue ricadute sul sistema sanitario pubblico della nostra provincia. Ma va messo in atto ogni sforzo per garantire una ripresa regolare delle attività di cura, di follow up e di screening. Anche se i dati degli studi scientifici a oggi sono limitati, sembra che i pazienti con patologie oncologiche siano, da un lato, esposti a maggior rischio di essere contagiati dal virus, dall’altro di sviluppare un andamento più severo dell’infezione.
Non togliamo la speranza di vita a chi ne ha ancora.

Carmine Di Mambro

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