Gnesi: “Non abbandonate il Santa Scolastica”.

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L’urlo disperato del territorio parte da Arturo Gnesi, dottore, sindaco, marito, padre ma, soprattutto, uomo. E’ lui che, ancora una volta, alza la voce. Grida senza paura e con forza quello che è sotto gli occhi di tutti. Ma che in molti non vogliono vedere volgendo lo sguardo altrove. Quelli che dovrebbero, potrebbero, sarebbero ma non vollero mai abbastanza. “Si corre il rischio che un pezzo fondamentale della sanità pubblica venga smantellato. Molti di noi potrebbero andar via se anziché lavorare rimarranno a fare i guardiani di stanze vuote” scrive il dottor Arturo Gnesi. In una lettera al presidente dell’ordine dei Medici di Frosinone dott. Fabrizio Cristofari.

Mancanza di un servizio essenziale

Gentile Presidente, – dice Gnesi – nel farmi portatore dei bisogni di molti cittadini e delle richieste degli amministratori del sud della nostra provincia, peraltro giustificate dalla mia esperienza lavorativa all’interno del nosocomio del cassinate, Le rappresento il disagio e il senso di impotenza che l’intero territorio sta vivendo, drammaticamente, sulla sofferenza e sul dolore della propria gente. Nonostante l’impegno profuso e le soluzioni poste in essere dai dirigenti aziendali al momento il risultato è rimasto immutato. E il blocco delle sale operatorie determina, per quei malati, non in urgenza indifferibile, come gli anziani fratturati di femore, ad essere trasferiti in altri ospedali. La mancanza di un servizio essenziale, quale l’attività chirurgica, impone a molti cittadini di far ricorso alle strutture convenzionate. E a sottoporsi a visite ed esami preliminari negli studi professionali privati con ragionevoli aggravi sui bilanci familiari.

Emarginazione culturale

Questa problematica è stata più volte portata all’attenzione anche degli organi di stampa. Perché la sanità pubblica è un patrimonio che riguarda la tutela della salute dell’intera comunità ed è un presupposto basilare della nostra costituzione. Abbandonare l’ospedale di Cassino al proprio destino, da parte delle istituzioni sanitarie, politiche, sindacali e imprenditoriali significa condannare tutto il Basso Lazio ad una condizione di emarginazione culturale e di arretratezza economica. Oltre che privare i cittadini di un valido, tempestivo ed efficace presidio di tutela e cura della salute, anche nelle situazioni emergenziali e di immediato pericolo per la vita. Si confida in un suo fattivo ed esplicito contributo, e si rimane a disposizione per eventuali ed ulteriori chiarimenti“.

Firmato Arturo Gnesi, sindaco di Pastena. Dopo è già oggi, era già ieri. Dopo sarà troppo tardi e sarà difficile tornare indietro. E non ci sarà cura ma solo una sentenza. Il grido di Gnesi rimbomba nel sud della provincia. Non si sentono altre voci, solo una voce e la sua eco.

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