Finalmente è primavera. Il tepore dei soli della bella stagione si apprezza sempre più. Il covid pare molli finalmente la presa come le restrizioni. Che voglia di uscire a respirare, a correre, a camminare. Una grande voglia di riprendere la bici. Si una bella pedalata è proprio ciò che ci vuole. Memore del piano della mobilità sostenibile della mia città con moto allegro cavalco la mia bici e in un attimo mi appropinquo ad entrare nel centro della mia città 2.0.
La corsia dov’è?
Percorro il primo tratto di via de Nicola risalendola ed inizio a scrutare il manto stradale alla ricerca della mia “corsia” dove poter stare sicuri. Mi rendo conto che il lockdown ha lasciato il suo strascico sul mio fisico, appesantito ed affannato cerco le strisce, ma ho difficoltà a trovarle. Inizio a preoccuparmi in quanto penso tra me e me che tale annebbiamento sia dovuto allo scarso grado di allenamento. Non demordo, procedo in direzione nord, supero alcuni incroci e salto alcune auto. Uno sportello si apre dinanzi, ma i miei sensi di ragno fanno sì che riesca a “svangarmela” nuovamente.
Auto e biciclette
Lo sguardo si fa serioso ed i sensi sono operativi a 360°. In lontananza un altro ciclista, accelero il passo per raggiungerlo, ma cavolo è nella corsia delle auto! Non mi perdo d’animo, la rivoluzione è in atto cerco altri cittadini ben propensi a lasciar l’auto nel proprio garage… Ma la città è vuota! Di biciclette nemmeno l’ombra.
Nel frattempo arrivo in via San germano il sole mi aiuta distinguere la “mia” corsia mi ci piazzo al centro e dopo alcuni minuti un suono: forse un clacson? Fingo di non aver sentito e procedo ed ecco l’agognata discesa del Corso.
Al primo semaforo arrivo tranquillo, grazie anche all’orario visto che sono le 15. Ma la mia attenzione viene catturata da un grosso SUV… Che senza alcun avviso occupa la mia “corsia”, allora io: «oh vedi che c’è la corsia ciclabile!» e lui «perché ci sono i ciclisti». Amen.
