La pista ciclabile che vorrei: non dovrebbe essere così!

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Nella mattinata di ieri si è appreso, come sempre dai social, e per il traffico congestionato, della “prima prova” tecnica di quella che sarà la pista ciclabile urbana che collegherà il tratto già in essere del “lungo fiume” al centro città. «Un primo step, che servirà soprattutto a sensibilizzare i cittadini all’utilizzo della bici, faremo tanti altri passi fino a cambiare definitivamente l’idea di mobilità in città». Così ha enunciato nel suo post social il vicesindaco Francesco Carlino.

Il PUT, un mistero tra miti e realtà

Che il modus operandi di questa amministrazione non avesse una logicità tecnico pratica lo si è appreso, purtroppo anche con altre attività come le “strisce blu” o il “mercato urbano”. Il PUT è il piano urbano del traffico. Come si apprende da alcune norme i piani del traffico sono finalizzati a ottenere il miglioramento delle condizioni di circolazione e della sicurezza stradale. La riduzione dell’inquinamento acustico e atmosferico e il risparmio energetico, in accordo con gli strumenti urbanistici vigenti e con i piani di trasporto e nel rispetto dei valori ambientali, stabilendo le priorità e i tempi di attuazione degli interventi. (…)

La redazione del Piano Urbano del Traffico (PUT) è obbligatoria per i comuni con più di 30.000 abitanti (art. 36 nuovo Codice della Strada), quindi anche per la nostra Città Martire. Tecnicamente andrebbe creato un piano della rete degli itinerari ciclabili che a sua volta dovrebbe essere inserita nel PUT.  La logica di fatto impone che tutti i “servizi” riguardanti la viabilità della nostra città avrebbero dovuto essere valutati, vagliati ed inseriti in seguito alla redazione del su citato Piano. Una domanda dunque nasce spontanea: con i nuovi accorgimenti per la pista ciclabile, non essendoci un Put, come verrà gestito il flusso del traffico?

Dal Nuovo Codice della strada …secondo Cassino Notizie

Le norme a cui bisogna far riferimento sono diverse, tra esse anche diverse direttive. Tra tutte spiccano il DL 285/92 Il nuovo codice della strada e il DMLLPP n.557/99 (non ci chiedete per cosa sta la sigla ma sappiamo cosa c’è scritto). Tra le tante norme evidentemente violate in questa “prova tecnica” che si spera verranno prese in considerazione nel progetto finale. La più evidente riguarda la delimitazione della pseudo pista ciclabile.

Un comma di uno degli infiniti articoli del nuovo CdS cita: “Le piste ciclabili qualora non protette da elementi di elevazione sulla pavimentazione, sono separate dalle corsie di marcia da due strisce continue affiancate, una bianca ed una gialla…”

Un altro comma invece detta: la larghezza dello spartitraffico fisicamente invalicabile separa la pista ciclabile in sede propria dalla carreggiata destinata ai veicoli a motore, non deve essere inferiore ai 0,50m…”

Dalle foto postate le linee sono tratteggiate e ciò permette di fatto una promiscuità dei mezzi che siano essi a motore o no.

La neo amministrazione, le strisce blu e…never ending story

Guardate le foto e fatto un veloce sopralluogo, è palese il motivo per cui la pista è delimitata da strisce discontinue. Ovvero la presenza dei parcheggi a pagamento. Non è la prima volta che si crea una potenziale conflittualità tra l’amministrazione e la società che gestisce il servizio. La prima volta fu non molto tempo a discapito dei nostri cittadini disabili o di quelli lungimiranti che hanno azzardato ad acquistare un veicolo ibrido o totalmente elettrico. Purtroppo, in ambedue casi, è stata palese l’inefficacia dell’azione dei nostri neo amministratori nei confronti della società. Un’altra vicenda riguarda la possibilità non data ad alcuni commercianti di poter occupare lo spazio pubblico antistante al proprio locale.

Tornando alla pista ciclabile, troviamo assurdo che un’auto debba attraversare la pista per parcheggiarsi o peggio ancora effettuare una manovra di parcheggio. Le considerazioni in merito ovviamente le lasciamo a voi lettori.

Perché fare una pista ciclabile

Dai post sia del Sindaco Salera che di Carlino viene meno di quella che dovrebbe essere la motivazione primaria per cui un comune dovrebbe progettare e costruire un’infrastruttura dedicata ai velocipedi. Una motivazione che dovrebbe spingere il primo cittadino di ogni città a dare il massimo e fare il meglio per la sua città, per i suoi cittadini. Ovvero l’incolumità pubblica. La ciclabile non serve a cambiare la mobilità urbana. Bensì a tutelare e rendere sicuro quel tipo di mobilità.

In bici ci si è sempre andati, anche prima dell’avvento delle macchine, per fortuna la nostra città vanta un numero di ciclisti amatoriali notevole. Bisogna quindi tutelare i loro diritti che a loro volta saranno degli obblighi. Perché come un’auto non dovrebbe invadere una pista ciclabile un ciclista non deve uscire dalla stessa. La superficialità palesata da questi amministratori nell’affrontare il discorso monopattini non può essere la stessa per le biciclette. Le persone che utilizzano i monopattini sono per fortuna pochi, ma le persone che utilizzano la bici sono migliaia.

Demagogia

Degenerazione della democrazia. Per la quale al normale dibattito politico si sostituisce una propaganda esclusivamente lusingatrice delle aspirazioni economiche e sociali delle masse, allo scopo di mantenere o conquistare il potere. Come sempre, Cassino Notizie, lascia ai lettori l’opportunità di farsi una propria idea in merito all’argomento trattato. Ma nello stesso tempo ha il piacere di comunicarvi che questi sono solo alcuni dei tanti spunti di riflessione in merito, sperando sempre di bypassare quel “tanto per…” che è la morte di ogni politica e politicante.

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